Viaggio in Turchia da Istanbul alla Cappadocia

Sei sei alla ricerca di una meta giovane e vivace, modaiola e antica al tempo stesso, Istanbul è la scelta giusta. Se poi hai qualche giorno in più a disposizione, allungati in Cappadocia e ammira il paesaggio della Turchia dall’alto salendo sulla mongolfiera. Ho scelto la primavera per il mio viaggio in Turchia. Il periodo migliore per addentrarsi tra le rovine di Efeso e Afrodisia e godersi dall’alto il colpo d’occhio sulle piscine naturali di Pamukkale. Poi in pulmino verso Ismir, città che sta vivendo un grande fermento culturale, con un breve passaggio a Konya, la città dei famosi dervisci rotanti.

Istanbul, la città che non dorme mai

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Ritorno in Turchia, a Istanbul, dopo nove anni e la ritrovo moderna, caotica, effervescente. È proprio vero che un luogo può apparire ogni volta diverso, a seconda dello stato d’animo con cui lo visitiamo. In quel weekend di fine novembre 2010, a venti giorni dall’attentato a Taksim, la città appariva desolata, vuota, grigia, spaventata. Soltanto qualche chiosco che vendeva succo di melograno sembrava darle un colore, un tono. Era una città al confine con l’Europa e questa vicinanza l’aveva addirittura fregiata di Capitale Europea della Cultura. Che poi di europeo Istanbul aveva ben poco, a parte i negozi alla moda di Taksim e la succursale di Giolitti. 

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Oggi nel quartiere di Levent, che prende il nome dagli antichi marinai ottomani, è più evidente la crescita della città. Basti vedere l’enorme centro commerciale Kenyon) anche se una volta arrivati a Istanbul, se il tempo a disposizione è poco, spesso ci si limita a visitare le principali attrazioni. 

Pur se più islamizzata rispetto al 2010, oggi la città sta cambiando il suo volto. Fino a qualche anno fa soltanto i minareti svettavano nel cielo. Oggi grattacieli di acciaio e cristallo disegnano un nuovo skyline. Affacciatevi dai giardini delle moschee che regalano scorci sul mare e concedetevi una gita in battello sul Bosforo. Possibilmente fate la traversata all’ora del tramonto quando il profilo della città, con l’invito all’adhan, assume un fascino quasi mistico. Le serie tv sempre di più scelgono Istanbul come set: ne Il Sarto, serie di Netflix, compare spesso, moderna e modaiola.

Appoggiata sulle sponde del Bosforo, con un profilo segnato da cupole e minareti, Istanbul resta una delle città più romantiche del mondo. La sua storia comincia al tempo di Costantinopoli e di Bisanzio, quando la città era a capo dell’impero ottomano. Tra l’Asia e l’Europa, a cavallo di due continenti, dominata da popoli e religioni che ne hanno disegnato il volto. Aya Sofya, la cattedrale cattolica che divenne moschea ed è tornata moschea, è l’espressione più autentica del suo doppio carattere.

Sultanahmet

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Sedute a terra in un angolo del locale che affaccia direttamente sulla strada principale di Sultanahmet, alcune donne preparano il gözleme. Si tratta di una specie di piadina sottile ripiena di spinaci o formaggio che deriva dalla parola turca köz che significa brace.

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Nel quartiere che sorge nel cuore di Istanbul, troverete le attrazioni principali:

  • il Topkapi
  • la Moschea Blu (non riuscirete a vederla perchè è in fase di restauro)
  • l’Aya Sophia, la Basilica di Santa Sofia oggi moschea non visitabile
  • l’Atmeydani (l’Ippodromo)
  • la Cisterna Basilica
  • i resti delle mura

Troverete occasioni di svago, soprattutto intorno al Ponte di Galata o a Beyoglu e in altri quartieri come Fatih. Quest’ultimo è frequentato soltanto dall’1% dei turisti e si rivela un buon approdo per gustare una cena tradizionale. Va meno bene per i vegetariani che devono soccombere di fronte alle tavolate imbandite di carne speziata. Vale la pena fare una gita in barca sul Bosforo, lo stretto che unisce il Mar di Marmara al Mar Nero. L’ideale per concludere la visita della città.

Topkapi

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Torno al Topkapi con l’obiettivo di ritrovare la parete maiolicata con fiori dallo stelo blu e le corolle rosse. Aveva ispirato l’arredo della mia nuova casa e la ritrovo, nel via vai di un passaggio del palazzo. Mi lascio nuovamente ammaliare dall’harem del sultano e dalle incredibili sfumature azzurre delle pareti maiolicate. Ma sono altri dettagli a catturare la mia attenzione: i disegni geometrici di alcuni ornamenti che ben dialogano con i motivi floreali delle mattonelle. E immagino il sultano muoversi tra questi giardini di tulipani. Entrare nei corridoi e attraversare le sontuose stanze mentre le sue donne, intente a trastullarsi nel bagno turco, attendono di essere le prescelte della serata. 

Il bagno turco in Turchia assomiglia a un rituale d’iniziazione con cui le donne imparano ad assumere consapevolezza del proprio corpo senza pudore. È un rito che aveva lasciato me e la mia amica Iolanda in estasi quando abbiamo visitato Istanbul la prima volta. L’idea di ripeterlo mi affascinava. Ma ho dovuto rinunciare a farlo a Istanbul per mancanza di tempo. L’esperienza di Göreme, in Cappadocia, si è rivelata eccitante nonostante non abbia potuto dedicare al rituale il tempo che avrebbe meritato.

Gran Bazaar

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Mi lascio invece inghiottire nel vorticoso giro tra le bancarelle infilate nelle gole del Kapali Carsi (il Gran Bazar). L’intricato groviglio di stradine affascina chiunque ci si infili dentro per la moltitudine di lampade, bicchieri da tè, pashmine, spezie e tappeti. Anche del turista più riluttante allo shopping cede alla fine. È impossibile resistere alla tentazione di avvicinarsi alle spezie, alle montagne di curcuma e zafferano. Fanno bella mostra di sè sugli scaffali. Ed è impossibile non rispondere alle insistenti domande dei bazari che ti chiedono se sei italiana.

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L’adhān carica di un’atmosfera mistica la visita, nel pomeriggio, alla moschea di Solimano Il Magnifico (Süleymaniye camii), uno dei più grandi e conosciuti sultani ottomani. Una donna muove tra le dita il tasbeeh, il rosario musulmano da trentatré grani. Solitamente viene usato durante il dhikr, la preghiera con cui si invoca incessantemente il nome di Dio. L’edificio è al primo posto per raffinata bellezza e magnificenza.

La città è un vivido esempio di incontro di civiltà. Fu intorno al III secolo a.C. che per la prima volta le popolazioni si insediarono lì dove poi sarebbe sorta Istanbul. La sua storia comincia al tempo di Costantinopoli e di Bisanzio, quando era a capo dell’impero ottomano. È la sola città al mondo ad essere costruita nel punto di incontro tra due continenti. Le sue strade, i suoi edifici e le sue usanze sono frutto di una commistione elegante di tradizioni passate e presenti.

Un nuovo skyline si presenta ai miei occhi dal Bosforo che solco a bordo di un battello. Affacciandosi dai giardini delle moschee che regalano scorci sul mare, il profilo della città assume un fascino particolare. Soprattutto all’ora del tramonto, con il richiamo del muezzin che invita i fedeli alla preghiera. La posizione geografica e la sua millenaria eredità culturale fa di Istanbul un posto unico al mondo. L’energia creativa della sua giovane e dinamica popolazione l’ha resa e la rende una delle città più vibranti della Turchia. Il viaggio continua a sud, verso la Cappadocia.

In Turchia in treno, in bus e in mongolfiera

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Un treno veloce mi porta ad Ankara, città che dicono sia brutta e caotica. Un veloce giro ai piedi della fortezza, tra case diroccate e donne intente a lavorare l’uncinetto, conferma quanto mi è stato detto della Capitale. Si tratta di una tappa di passaggio per chi è diretto in Cappadocia,  una regione semi-arida della Turchia centrale, la terra dei cavalli ben allevati. Il paesaggio che si apre lascia senza fiato. Le distese di materia vulcanica erosa, scavata e modellata, ha creato un suggestivo sistema di caverne, funghi di pietra e camini delle fate.  Non stupisce che qui Pier Paolo Pasolini girò Medea nel 1969, con l’interpretazione di Maria Callas. Da Ankara proseguo il mio viaggio in Turchia verso la Cappadocia a bordo di un pulmino.

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Cappadocia, Göreme e i camini delle fate

Nonostante il cielo nuvoloso, il museo all’aperto di Göreme colpisce per il colpo d’occhio sui pinnacoli di tufo di origine vulcanica. Una miscela di cenere e lava – modellati da pioggia, neve e vento – nei quali si aprono centinaia di cavità. Una delle chiese più significative è quella di Tokali (o chiesa della Fibbia) divisa in due chiese (vecchia e nuova). La prima, risalente al X secolo e la seconda, risalente alla fine del secolo stesso, costruita in seguito alla distruzione dell’abside della preesistente. Che si tratti di due epoche differenti lo dimostrano le scene raffigurate nei due edific. Nella chiesa vecchia sono piccole e predominano il bianco e il verde, nella nuova sono grandi, predomina l’azzurro e le decorazioni sono molto ricche. Da notare Gesù con i dodici apostoli sul monte degli Ulivi e l’adorazione dei Magi.

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Nell’ambiente sottostante si nota, invece, un’ampia camera di sepoltura. Tra le altre, colpiscono le chiese di Santa Barbara, la patrona dei minatori, e quella di Melo con le pareti ricoperte da affreschi che raccontano episodi della vità di Gesù (la Crocifissione, l’entrata a Gerusalemme).

Güzelyurt

Sulla strada verso la valle di Ilhara, mi fermo a Güzelyurt, una piccola città a pochi chilometri da Akasaray. Vado a visitare la città sotterranea scavata dagli Ittiti nel IV secolo e abitata da circa cinquemila persone. In tutto sono otto piani (tre non sono aperti al pubblico) sotto terra e furono i cristiani gli ultimi ad abitare la grotta per nascondersi. Il secondo piano ospitava il magazzino dei cereali con anfore ben conservate. Un intricato dedalo di cunicoli mi porta al terzo piano, ricco di giare, che un tempo era utilizzato per la fermentazione del vino. I piani bassi erano riservati ai più poveri ma la cucina era in comune e veniva utilizzata di notte. Una volta a settimana preparavano cibi secchi per evitare lo sprigionamento di odori nell’aria per evitare che i nemici, attraverso i fumi, potessero accorgersi che sotto terra brulicava un’altra città. Mi soffermo a osservare alcuni buchi sulla parete: mi spiegano che servivano per comunicare tra loro, una versione antica del citofono.

La valle Ilhara

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La valle Ilhara, un canyon rosso formato da un fiume, è forse il più bello di tutti i paesaggi della Cappadocia e della Turchia. Il trekking è un ottimo modo per immergersi nell’atmosfera del luogo. Lungo il tragitto mi fermo a visitare le numerose chiese rupestri che svelano tesori inaspettati come affreschi di pregevole fattura. La Cappadocia è ancora più affascinante vista dall’alto. Con le sue valli che prendono i colori delle rocce di formazione vulcanica, i pittoreschi villaggi e le chiese rupestri. Chi vuole può prenotare il volo in mongolfiera e godersi lo spettacolo. Diverse agenzie organizzano la gita a bordo del pallone aerostatico.

La prossima tappa è la cattedrale di Selime, scavata dai monaci cristiani nel XIII secolo nella valle di Ihlara. Ben poco è rimasto degli affreschi che ornavano i muri ma il dedalo di gallerie e passaggi è sorprendente.

Afrodisia, la città-bordello

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Lascio la Cappadocia e arrivo in tarda mattinata ad Afrodisia, uno dei siti archeologici più importanti della Turchia. Soltanto il 18% della città, che nei testi antichi era chiamata “citta-bordello”, è stata riportata alla luce. Molto è stato fatto da Erwin, archeologo la cui tomba è custodita proprio di fronte al Tetrapylon, la porta innalzata a est del tempio di Afrodite nel II secolo d.C. La quantità e varietà di ritrovamenti sono notevoli. Basta fare un salto nel museo allestito all’ingresso del sito per accorgersene. Sculture con rilievi, intarsi, sarcofagi, terrecotte, monte, bronzi e gioielleria, che conferma l’abilità eccezionalke degli afrodisiensi nella lavorazione del marmo. Nel I secolo d.C furono costruiti il grande foro di Tiberio e il teatro. Un secolo più tardi furono erette le terme e venne ricostruito il tempio di Afrodite. Alla periferia fu costruito lo stadio che poteva ospitare fino a trentamila spettatori.

Hierapolis

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Dopo la Cappadocia il viaggio in Turchia prosegue a Hierapolis. Il nome significa città sacra e ha svolto un ruolo importante nella diffusione del cristianesimo in Asia minore. Vi si trovano:

  • la necropoli
  • la strada e la porta Domiziana
  • il tempio di Plutonio posizionato in una piazza
  • il teatro con rilievi raffiguranti la mitologia di Apollo e Artemide
  • gli acquedotti e il Ninfeo
  • la fontana con Tritone

Al teatro faccio un incontro inaspettato con l’affiatato team di Avventuriamoci.com. Gli amici camperisti posano per una foto. Ci raccontano che hanno viaggiato piuttosto agevolmente per il paese con il camper. In alcuni casi può essere utile affidarsi a un tour operator che pensa a risolvere le fastidiose incombenze di viaggio. Di solito spiacevoli sorprese toccano a chi sceglie la vacanza fai da te. Inoltre, partire con un’agenzia è un buon modo per condividere l’esperienza del viaggio con altri equipaggi e scoprire le bellezze di un paese in compagnia. La salita al teatro potrebbe rivelarsi leggermente faticosa con le alte temperature estive. Per questo consiglio di arrivare al sito intorno alle 17, quando il sole regala una luce calda sugli spalti e sui dintorni.

Pamukkale

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È il momento migliore per farsi bagnare dalle acque termali di Pamukkale, più a valle. La meraviglia naturale del bianco brillante dei depositi si estende e il colpo d’occhio è d’effetto. È straordinario il paesaggio disegnato dalle sorgenti con l’acqua che oscilla tra i 35 e i 100 gradi.

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Efeso

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Efeso è una città greco-romana ben conservata della Turchia, che fu nominata capitale della nuova provincia quando l’Asia minore fu incorporata nell’Impero Romano. M’incammino lungo la via lastricata in discesa su cui si affacciavano i maggiori edifici della città. Resto subito colpita dalla facciata della biblioteca di Celso. Costruita per ospitare i libri e la tomba di un ricco bibliofilo cittadino, dimostra la magnificenza del luogo. Dell’antico Artemision, il tempio dedicato alla dea Artemide divinità protettrice di Efeso, non restano che pochi frammenti. In onore della dea si tenevano feste notturne di carattere orgiastico a cui prendevano parte uomini, donne non sposate e schiave.

Izmir

Izmir (o Smirne) è l’ultima tappa del mio viaggio in Turchia e in Cappadocia. Arrivo in città all’imbrunire quando il sole s’infrange sul monumento dedicato ad Atatürk, a sua madre e ai diritti delle donne. Costruito nel 1973 in Piazza della Costituzione nella zona residenziale della città, si trova sulla sponda opposta rispetto a Kanak, la città antica. Riesco a fare solo una passeggiata lungo il Kordon, il vialone lungomare su cui si affacciano ristoranti e caffè, Mi addentro nei vicoli di Alsancak, il vivace quartiere che conserva architetture di epoca ottomana, prima di raggiungere l’aeroporto per prendere il volo che mi riporta a Roma.

Tieni d’occhio il sito del Turismo Turco per informazioni utili sul tuo viaggio in Turchia e in Cappadocia.

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