Atene mordi e fuggi, due giorni nel mito

Torno ad Atene per la seconda volta con l’idea di coglierne sfumature e dettagli che possono sfuggire a un primo sguardo. Decido di regalarmi una visione d’insieme della collina sacra su cui secondo la leggenda Atena strappó il dominio della città a Poseidone. Il Partenone che fu chiesa, moschea, harem e persino un deposito di polvere da sparo, svetta sulla città a ricordare miti che solo la magnificenza di un’architettura come quella greca può esprimere così magistralmente. Statue in oro e avorio dialogano in un pout pourri di marmi, colonne e ninfei che hanno impresso un’ immagine indelebile nella cultura occidentale.

Grecia-Atene-Partenone-soggetto in primo piano

Aiolou Street

Atene è intrisa di storia ad ogni angolo eppure sfoggia un volto moderno che, nei caffè in stile liberty affacciati su strade pedonali e piazzette ricavate, manifesta un desiderio di rivalsa, la rinascita da una crisi economica senza precedenti. Passeggiando tra Athinas e Aiolou Street si respira un’atmosfera bohémienne che il mix di aglio, cipolla e coriandolo proveniente dai piatti serviti all’aperto rende piacevolmente mediorientale. Siamo in Europa ma anche sulla porta che separa oriente e occidente che ha visto passare eserciti romani e ottomani. Il passaggio dei turchi su questa terra è palpabile. Nell’uso smodato delle spezie che ti salgono prepotentemente al naso anche con la mascherina, nell’intricato dedalo di viuzze dove si contratta in pieno stile souq arabo, nel narghilè che sprigiona essenze profumate che rinviano a sultani che si trastullano negli harem di Istanbul. 

Plaka

Grecia-Atene-Plaka-locale-tavolini esterni

Un po’ retrò con i suoi negozi vintage di Plaka, decadente quando giri l’angolo di una via elegante e inaspettatamente ti ritrovi davanti alla facciata di un palazzo in rovina sormontato da un murales di grande impatto. L’Atene che non ti aspetti è tutta qui, nelle vie nascoste che ti vai a cercare senza seguire un itinerario. Arrampicandoti sulla collina che regala la migliore vista sulla città, concedendoti una deviazione o un cambio di programma che apre nuove opportunità.

Il Pireo

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Il tramonto al porticciolo del Pireo con i locali impilati sul molo in costruzione, ricolmi di giovani arrivati per l’aperitivo o il pranzo ritardato di un giorno di festa, ricompensa l’amarezza per il poco tempo a disposizione. Pranzo da Ammos a Mikrolimano, una piccola baia che anticamente si pensava fosse protetta dalla dea Munichia Artemide e inizialmente prese il suo nome. Oggi è l’approdo dei pescatori locali che forniscono i ristoranti del pescato del giorno.

Atene richiede molto più di due giorni ma due giorni possono bastare se la si visita senza troppe pretese. Quando si visitano città come questa, impregnate di storia e cultura a ogni angolo, ci si dovrebbe sforzare di non farsi prendere dalla sindrome del “viaggiatore bulimico” che s’ingozza di musei, gallerie e siti archeologici mosso dall’ansia di non riuscire a vedere tutto. Che poi cosa significa vedere tutto? Di un luogo non si potrà mai vedere tutto, nemmeno quando ci si ritorna più volte. Si vedranno le cose che in quel momento si ha voglia di vedere e ogni volta le si vedranno con occhi diversi. La storia non cambia, noi si.  

Il Licabetto

Alekos mi dice che la vecchina vestita di nero che prestava servizio nella chiesetta che regala la migliore vista sulla città, è morta. L’ avevo fotografata nel dicembre del 2016 quando sono salita per la prima volta sulla collina del Licabetto. Mi colpì il colore dei suoi occhi, un azzurro mai visto che mi ricordava i colori del mare di Rodi. Acconsentì con un movimento del capo quando le chiesi il permesso di rubare un suo momento privato e poi ci mettemmo a parlare. Fu una conversazione breve. Mi disse che stare tutto il giorno fino al tramonto in quella chiesetta era tutto ciò che desiderava. Mi indicò l’uscita e mi accompagnó sul sagrato, quindi aprì le braccia e fece un lungo sospiro. Fu un abbraccio il suo. Alla sua città che, nel segno del mito, riflette luce anche quando la foschia non ne rende nitidi i contorni.

Tra l’Odéion di Erode Attico e il tempio di Zeus si dispiega un’affascinante gallery che le narrazioni di miti, leggende, trionfi e sconfitte sacralizza investendo di un mistero eccitante. Atene culla della democrazia, mai sottomessa per lunghi periodi, e terra madre della filosofia, è oggi una capitale moderna e dinamica.

Cena con vista

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La cena all’ultimo piano del The Athens Gate Hotel al cospetto dell’Arco di Adriano, che regala una vista mozzafiato sull’Acropoli, conferma la mia idea di città al passo con i tempi. Mi servono un delizioso pout-pourri di quinoa bianca e rossa servita con gamberi, avocado e rucola e una cremosa di verdure che scelgo dal piatto del giorno, segno che la cucina si evolve e non vuol restare relegata all’immagine della taverna che serve moussaka e pita gyros.   

Inerpicarsi sul Licabetto con l’eccitazione di un’adolescente. Sgattaiolare dalla funicolare per correre a prendere una metro che regalerà il più bel tramonto del viaggio. Salire all’ultimo piano di un hotel per godersi la cena più romantica della vita. Sorseggiare un ouzo sul viale pedonale che ha visto sfilare imperatori e regine. Tutte esperienze che regalano emozioni così forti da farmi pensare che nemmeno questa sarà l’ultima volta ad Atene. Un teatro dopo l’altro, colonne color ocra che svettano dal terreno, si comporrà un puzzle millenario che narra storie affascinanti che vedono protagonisti antichi dei, eroi e traditori in un’epoca in cui guerra e pace si alternavano rapidamente.

Anche la metro è degna di nota: la linea verde dalla stazione di Monastiraki in poche fermate porta alla fermata di Faliro, praticamente sullo stadio, e con una comoda passeggiata che costeggia i campi sportivi, ai ristorantini del Pireo affacciati sulla baia. L’altro capo del treno porta in aeroporto ma questa volta decido di concedermi un ultimo sguardo sul quartiere Kolonáki dal finestrino di un taxi. Non è un addio, ma un arrivederci.

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