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Agosto in Grecia: Creta, l’isola di Minosse

Tra mito e leggenda, culla della civiltà minoica, turca prima, greca poi, Creta, la più grande isola della Grecia, mi ha sempre affascinato. Per il suo essere al centro del mediterraneo, così vicina alla Turchia, così imponente da mettere in ombra le più iconiche Mikonos e Santorini. Il mio rapporto con la Grecia è iniziato nel 2003 con l’isola di Rodi.

Poi ho letto Un uomo di Oriana Fallaci e mi sono imbattuta nella figura di Alekos Panagulis. La giornalista e scrittrice tratteggiò un profilo intimo e personale del politico, rivoluzionario e poeta greco. Quando la Grecia cadde sotto la dittatura nel 1967, l’uomo decise di opporsi facendo un attentato al primo ministro Georgios Papadopulos, militare a capo del regime. Lei lo amò incondizionatamente e il loro amore ispirò un altro lavoro a mio avviso straordinario, Lettera a un bambino mai nato.

La spiaggia di Balos

Sapevo che sarebbe stato necessario noleggiare l’auto viste le dimensioni dell’isola più grande della Grecia. A Creta sono troppo grandi le distanze, troppo vasto il territorio da essere percorso con il motorino. Il noleggio di una Seat Ibiza per 13 giorni ci costa 630 euro. Cosa che non sapevo è che per percorrere distanze brevi occorre armarsi di pazienza. A Creta, come in Sicilia, si va lentamente!

Vuoi per i limiti di velocità, spesso sotto gli 80 chilometri all’ora. Vuoi per la guida un po’ impacciata dei suoi abitanti. Vuoi per turisti troppo scrupolosi e timorosi di prendere multe salate. Sulle strade si va piano, anche troppo. Cosa che ti permetterà di osservare con attenzione il paesaggio che alterna rocce scoscese a verdi colline, pinete che addolciscono aspri monti a pascoli d’alta quota.

Come altre regioni della Grecia, Creta è una sequenza variegata di mare (che assume tutte le sfumature azzurro) e monti. L’isola della libertà: si potrebbe definire così visto che pullula di cartelli forati dai proiettili che s’incontrano sul ciglio delle strade di campagna. I cretesi rifiutano le regole e qualsiasi imposizione e guidano spesso con il braccio fuori dal finestrino, un modo un po’ arrogante per affermare la propria appartenenza all’isola.

Chanià

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Le case dai colori caldi si stagliano tra l’azzurro dell’Egeo e i monti. Chania, con il suo centro storico di impronta veneziana, è la prima tappa del viaggio in Grecia, a Creta in particolare, culla della civiltà minoica e, secondo me, la città più bella dell’isola. Il porto con il molo è una vivace sequenza di caffè e taverne.

Alloggio nell’appartamento Blue Jasmine nella città vecchia che pullula di locali e negozi di souvenir. Pulito, anche troppo per gli standard della Grecia e Creta in generale. Dotato di ogni comfort: ha persino la macchinetta per schiumare il cappuccino, la lavatrice e Netflix. Lì per lì non ci fai caso, pensi che non ti servirà. Ma lo apprezzerai quando rientri da un’escursione dopo la sveglia all’alba e vuoi rilassarti a casa con una cenetta fai da te. Con l’aria condizionata a palla quando fuori il termometro registra 38 gradi e mezzo, credimi, non avrai voglia di infilarti nelle chiassose viuzze del centro.

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-moschea Giannizzeri-mare-tramonto

Certo, se l’appartamento avesse una terrazza o un giardino avrebbe un valore aggiunto ma va bene così. Il proprietario è gentile e solerte di fronte a ogni nostra richiesta. Ci accoglie con un kit di benvenuto a base di uva, pesche, una bottiglia d’acqua e una confezione di dolcetti al sesamo. Tutto molto gradito dopo un viaggio di due ore in auto.

Grecia-Creta-Chania-porto-faro-tramonto

Unica problematica che mi sento di segnalare è il parcheggio. Trovandosi nel cuore del centro storico, in una strada a senso unico e con alcune vie interdette alle auto, non è facile sostare nelle immediate vicinanze dell’appartamento. Se tutto va bene si spendono almeno 15 minuti alla ricerca estenuante di un posto gratuito se si rientra a Chania dopo le 19.30. Molti vengono a passare qui la serata, essendo la città dell’isola con la più vivace movida dell’isola.

Grecia-Creta-Chania-case colorate-città vecchia

La città vecchia di Chanià è raggomitolata intorno al porto ed è un intrico di viuzze che pullulano di caffè e ristoranti. Mi sento di consigliare l’ora del tramonto per immortalarla nel suo momento migliore. Quando il porticciolo si anima la moschea dei Giannizzeri assume un colore dorato che dalla passeggiata lungo le mura che porta al faro regala un bellissimo colpo d’occhio. Il Museo Nautico raccoglie alcune riproduzioni di antichi vascelli e ripercorre alcune delle battaglie navali combattute nel 1600. Ci si spende poco tempo, è aperto dalle 9 alle 17 e il costo del biglietto è irrisorio.

La spiaggia di Elafonīsi 

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Il mare che lambisce la sabbia finissima assume tutte le sfumature di turchese a Elafonìsi, la spiaggia senza dubbio più bella della provincia di Chania. Un arenile che si dirama in lingue di sabbia raggiungibili con una facile camminata in acqua che non supera i 60 cm di profondità. Di Creta stupisce il dialogo tra il mare e le rocce. Le alte falesie a strapiombo, i canyon che assumono il colore rosso del deserto che si aprono sul turchese intenso dell’acqua.

Le Gole di Samaria

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Mi calo nel canyon più profondo dell’isola tra ripide pareti rocciose, foreste e le alte cime del Monte Gingilos di buon mattino. Voglio evitare di camminare nei tratti più esposti sotto il sole di mezzogiorno. Iniziando a camminare alle 8.30 il sentiero impervio è più sopportabile. Scendo fino in fondo alla gola dove scorre un torrente. Si cammina tra alte pareti rocciose, grandi massi e passerelle di legno in un paesaggio di rara bellezza. Credo si tratti di una delle più affascinanti escursioni in Grecia, di sicuro a Creta.

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Grecia-Creta-Gole di Samaria-trekking-letto del fiume-rocce

Si passa dalla pineta alle falesie calpestando prima aghi di pino e poi la sabbia. Costeggio il villaggio abbandonato di Samaria: gli ultimi abitanti se ne andarono nel 1962 quando la gola fu dichiarata parco nazionale. Gli ultimi 3 dei 14 chilometri totali del percorso sono i più faticosi per le alte temperature. L’arrivo alle 14.30 dopo 6 ore di cammino mi fa tornare a Chania con la soddisfazione di aver vinto una sfida. Ho messo a dura prova la mia resistenza fisica.

Rethymno

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Grecia-Creta-Rethimno-fortezza-moschea-ingresso

I minareti di Réthimno con le viuzze che si aprono su piazzette inaspettate e le cupole di moschee che hanno perso la propria destinazione d’uso per diventare spazi per l’arte contemporanea mi fanno pensare alle città del medio oriente. Il nucleo antico è un dedalo chiassoso di viuzze che nasconde persino la fontana Rimondi. Si tratta di una delle principali attrazioni della città, decorata con i leoni a simboleggiare la dominazione veneziana. Se non si viene catturati dal caotico e frenetico viavai dei vacanzieri e dai negozi attaccati l’un l’altro sulle vie pedonali, fate caso ai balconi finestrati in legno, tipici delle case turche.

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L’ora del tramonto è sempre la migliore per rendere indelebile nella memoria il ricordo di un luogo. Rethimno mi restituisce la prorompente bellezza che cercavo invano nell’intrico di negozi e locali. Ho sempre pensato che la parte alta di una città ricompensasse il turista esigente con uno scorcio da cartolina. Devo inerpicarmi verso la fortezza per godere di una delle più belle viste sulla cittadina, ignara della sorpresa che la serata mi avrebbe riservato.

Grecia-Creta-Rethimno-case colorate balconi finestrati

La giornata si conclude con l’incontro con Maria che continua con passione la tradizione di famiglia. Coccola i suoi ospiti nella taverna Knossós che era dei suoi nonni prima e dei suoi genitori poi. Mi fa accomodare nel balconcino che domina il porticciolo per gustare la sua cucina di mare semplice, condita solo con olio e limone. Una vera manna per me che non amo intingoli a coprire il sapore del mare. Maria mi regala il rakì prodotto da loro (a differenza di quello turco non ha sentori di anice) e una cartolina dipinta a mano da suo marito. È questo per me il valore aggiunto di un viaggio: lo scambio con le comunità locali.

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Grecia-Creta-Rethimno-Taverna Knossòs-balconcino esterno-pesce

Il raki sorseggiato a fine pasto con il sole che cala sul mare e le prime luci che si posano sulle imbarcazioni e il faro ti dà la sensazione di una giornata spesa bene.

Grecia-Creta-Rethimno-Taverna Knossòs-Maria

La Laguna di Balos

Per smaltire la fatica dell’escursione alle Gole di Samaria oltre a drogarmi di Polase opto per una sveglia più morbida. Mi alzo alle 6.30 invece che alle 5. So già che devo affrontare un altro piccolo trekking di circa 30 minuti per raggiungere la spiaggia di Balos. Una laguna mozzafiato che per la maggior parte di chi ci è stato è il vero motivo di un viaggio in Grecia, a Creta in particolare.

Grecia-Creta-Balos-panorama sulla laguna seduta

Premesso che non do mai retta alle recensioni, né mi fido dei pareri altrui e che mi piace testare un luogo in prima persona. Affronto con entusiasmo la giornata nonostante il termometro segni già 30 gradi alle 7.30, orario di partenza da Chania. Un divertente siparietto tra caprette capricciose che litigano tra loro mi introduce al luogo. Rocce rosse si gettano a strapiombo sul mare e il tratto sterrato che conduce all’imbocco del sentiero regala una vista mozzafiato. Dal parcheggio si accede oltrepassando un cancelletto.

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Adesso ho capito perché è consigliato arrivarci entro le 10. Non solo per il caldo che rende faticosa la discesa su un tracciato a gradini un po’ sconnessi. Ma anche perché alle 11 i traghetti iniziano a scaricare i vacanzieri più pigri violentando un sito che di Laguna Blu non ha nulla. Ne vale la pena? Si, ma solo per la vista meravigliosa sulla lingua di sabbia che si gode dall’alto. Una volta giù la location può deludere chi ama i bei fondali. Il primo tratto assomiglia all’acqua di lago. Oltre la striscia che separa “i due mari” l’acqua migliora. Ma che brutti gli yacht troppo a ridosso della battigia!
Voto: 6. Molto più bella la spiaggia di Elafonìssi.

Iraklio

Spesso considerata tappa di passaggio solo per la visita di Cnosso, la città più grande di Creta merita di essere vista per il museo archeologico, una delle collezioni più complete e conservate al mondo, e per la colazione da Phillosofhies. Questo caffè dal 1922 sciorina bougàtse di tutti i gusti portando avanti una tradizione da generazioni di maestri pastafillai giunti da Izmir. Sotto la terrazza ricoperta di bougainville sulla fontana Morosini si svolge la vita sociale della città tra negozi e caffè moderni.

Cnosso

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Anche per visitare il palazzo di Cnosso scelgo l’ora più fresca, quando il sole cala e regala una luce aranciata a quello che resta della civiltà minoica a Creta. L’ingresso al palazzo è gratuito per i giornalisti come a Festo e nei musei comunali dell’isola, non in quelli provati (la fortezza di Réthimno e il Museo Navale di Chanià). Il biglietto costa 15 euro per gli adulti a cui vanno aggiunti 25 euro di visita guidata, una spesa necessaria per comprendere il sito e le leggende che vi aleggiano. Noi troviamo Caterina che, in un italiano impeccabile, ci narra le vicende di Re Minosse e ci accompagna lungo il percorso che ricostruisce gli ambienti dell’imponente palazzo, il centro amministrativo della civiltà minoica.

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la sala del trono all’interno del Palazzo di Cnosso

Gli scavi dell’archeologo Evans tra il 1900 e il 1930 riportarono alla luce gran parte dei resti del palazzo, completamente distrutto nel XV secolo dal terremoto che provocò l’eruzione del vulcano di Santorini nel 1450. Il Re era il capo politico, religioso, del commercio e della giustizia e il nome del palazzo Cnosso deriva dal greco antico γνῶσις, gnôsis che significa conoscenza. L’edificio era una costruzione molto complessa che assomigliava a un labirinto con più di mille e quattrocento stanze e un intrico di corridoi, abbracciato da una città che contava oltre trentamila abitanti.

Vi è stata ritrovata anche la sala del trono che si ipotizzò che potesse essere appartenuto al leggendario Minosse. In un dedalo così intricato di camere e passaggi era molto difficile trovare la strada per entrare e uscire: a testimoniarlo sono le incisioni sulle pietre che indicano la via per arrivare ai santuari o ai magazzini che noterete soltanto se la guida ve le mostrerà. Fate caso alla doppia ascia su alcune delle pietre ancora intatte: è il simbolo della potenza politica e religiosa di Re Minosse, in greco labrys, parola che dà nome a questo palazzo, la casa del labrys o labirinto.

In tutto sono quattro i palazzi costruiti dai Minoici a Creta: quello di Cnosso, il più grande e meglio conservato, quello di Festo, quello di Màlia e quello di Goùrnia, costruito nella seconda fase del periodo palaziale che risale al XVII secolo. Il terremoto che nel XVII secolo distrusse i palazzi di Creta può considerarsi uno spartiacque nella storia dell’isola, suddivisa in periodo palaziale e prepalaziale.

La leggenda del Minotauro

Sembra quasi di vederlo Re Minosse aggirarsi tra le pareti affrescate e nel gomitolo di stanze e corridoi dove aleggia la leggenda del Minotauro. Il Re era odiato dagli ateniesi puniti e costretti a pagare una tassa di sangue perchè ogni nove anni sette ragazzi e sette ragazze venivano dati in pasto al Minotauro che esisteva solo nella fantasia degli ateniesi. Il Minotauro era un mostro con la testa di toro e il corpo umano, figlio di Pasifae, la moglie del Re Minosse che Poseidone fece nascere in seguito a un’offesa subìta dalla donna. Per contenere questo essere inquietante si dice che il Re fece costruire un labirinto. 

Grecia-Creta-Cnosso-palazzo-veranda-persona in primo piano

A questo punto entra in gioco Teseo, figlio del re ateniese Egeo che si infiltrò tra i sette ragazzi per fermarne il sacrificio. Fece innamorare di sé la dolce Arianna, figlia di Minosse e Pasifae, che lo aiutò con un gomitolo di lana (il famoso filo di Arianna!) da srotolare lungo il percorso per trovare l’uscita dal palazzo. Il figlio del re ateniese uccise il Minotauro, fece fuggire i ragazzi ma abbandonò Arianna. Egeo, non vedendo la vela bianca issata dal figlio in caso di vittoria, si gettò in mare dalla disperazione e uccidendosi dette il suo nome a quelle acque che diventarono il Mar Egeo.

Un’altra leggenda aleggia sul labirinto: Dedalo, l’abile architetto che lo progettò, escogitò un piano per fuggire dall’isola dopo che Re Minosse lo rinchiuse tra le mura per impedirgli di duplicare l’opera altrove. Costruì un paio di ali usando piume e cera per se stesso e per suo figlio, Icaro che volò troppo vicino al sole facendo sciogliere le ali. Il bambino cadde su un’isola che da allora porta il suo nome, Icaria.

Se non ci fosse il mito a romanzare Cnosso, quello che resta della civiltà minoica non è niente altro che una sequenza di ricostruzioni. Che solo l’immaginazione può trasformare in una favola moderna.

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Agios Nikolaos

Da Chanià il viaggio per Agios Nikolaos dura almeno tre ore di auto. Ecco perchè decidiamo di fare una sosta a metà strada. Scelgo Festo, il secondo sito archeologico più importante dopo Cnosso anche se la scelta si rivela infelice. Arriviamo in un orario sbagliato, alle 13, troppo caldo per godersi la vista sulla valle di Messara e la visita solitaria del sito. L’ingresso per i giornalisti è gratuito, costa 12 euro agli adulti ma non vale il costo del biglietto considerando che poco resta dello splendore di una civiltà sepolta, ben ricostruito all’interno dell’interessante museo di Iraklio.

Il colpo d’occhio sulla Baia di Mirabello quando il sole scende sul mare incorniciato dal profilo delle montagne dell’isolotto che lo lambisce è straordinario. “Sea view” recita il cartello che mi accoglie. Devo ammettere che, nonostante l’alloggio essenziale (Sea View Apartment), ho tutto quello che mi serve per rigenerarmi dalla prima settimana in Grecia, a Creta. Ho una vista mozzafiato sul golfo e sul corno spezzato che addolcisce lo zigzagare della passeggiata lungomare sul tratto più ventoso dell’isola.

La leggenda narra che quando Rea diede alla luce Zeus lo mise in una grotta situata sul monte Ida, sull’isola di Creta. Lì la capra Amaltea nutrì Zeus con il suo latte finchè non diventò adulto. Un giorno, mentre il giovane Zeus stava giocando con Amaltea, le ruppe accidentalmente il corno. In compenso e in segno di gratituidne Zues benedisse il corno spezzato, affinchè il suo proprietario potesse trovare in esso tutto ciò che desiderava. Divenne noto come corno di Amaltea, eterno simbolo di abbondanza.

il corno di Amaltea, simbolo di abbondanza

È il vento il protagonista di questa seconda parte del viaggio. Decide l’andamento dei flussi turistici, in quale spiaggia buttarsi e se optare per una gita in città o un’escursione. Addormentarsi cullati dal rumore delle onde che s’infrangono sulla scogliera, con il vento che entra impetuoso all’ultimo piano di un edificio aggrappato alla roccia, è un’esperienza impagabile che da sola vale una tappa ad Agios Nikolaos. Il Lago Voulisméni su cui si affacciano caffè e ristoranti spezza la monotonia del porticciolo con le barche ancorate. Lo skyline dalla parte alta della città è tra i più affascinanti visti a Creta.

Le cene fatte ad Agios Nikolaos sono state due. Degna di nota la prima da Maistrali, un moderno ristorante sul mare a due passi dalla spiaggetta di Kitroplatìa. I mezè, i tipici piattini della cucina mediorientale, rendono questa taverna cretese una rivisitazione in chiave moderna della migliore tradizione mediterranea. Il tris di salse (tsatziki, alle melanzane e con feta e pomodoro) servito con la pita è delizioso. Mi viene servita con feta all’origano e le olive prima di un gustoso piatto di polpette di maiale al sugo. Immancabile il dessert offerto dalla taverna. Le tipiche frittelle immerse nel cioccolato fuso caldo che, servite con il gelato, risultano piacevoli a fine pasto in un’afosa serata di agosto. Servizio attento e personale gentile.

In Grecia, e anche a Creta, c’è l’usanza di offrire ai clienti il dessert. Molto spesso servono il rakì, il liquore locale, accompagnato dai tipici dolcetti oppure da frutta di stagione. Durante questo viaggio ci sono stati spesso serviti uva e anguria con l’immancabile biccherino del famoso distillato che assomiglia molto alla grappa.

Grecia-Creta-Agios Nikolaos-Lago Vulismèni-panoarama di notte

L’ultima sera riesco a prenotare da Gioma. Mi incuriosisce sapere perchè è sempre affollato. Effettivamente la vista che si gode dai suoi tavoli è stupefacente. Il menù, invece, è piuttosto deludente se amate il pesce cucinato in modo semplice. La versione francese del soutè di cozze innaffiato dal cognac non soddisfa le aspettative. Il branzino affogato in un’improbabile salsa di verdure arrostite rende ancora più soffocante il pasto consumato sotto la tettoia e a due passi dal forno. Se proprio volete mangiare qui, prenotate il tavolo più esterno con vista sul lago, a costo di riservarlo due o tre giorni prima.

Ierapetra

Arrivo nella città vecchia e ho la sensazione di essere arrivata in uno di quei paesini dell’entroterra siciliano all’ora di pranzo di un afoso giorno d’estate di trent’anni fa. La piazza deserta accoglie un minareto e una moschea con la fontana delle abluzioni da cui non sgorga acqua. Mi sposto sul lungomare per dare un senso alla mattinata e m’imbatto in un bizzarro bar. Un pergolato nasconde tre scalini che introducono a una veranda che dà sul porticciolo da cui salpano le barche dirette all’isola di Hrysí. Il gestore, che sembra uscito da un film di Kusturica, mi serve un espresso degno di nota. I piatti sono impilati sul bancone e ancora sporchi di residui dell’arrosto della sera precedente.

Esco divertita e scopro che a cinquanta metri inizia una sequenza di kafeníe arredati con gusto. I tavolini sono tutti occupati da locali in uscita rilassata domenicale. Penso comunque di aver bevuto il caffè più somigliante alla versione italiana del mio viaggio e mi consolo.

Grecia-Creta-Ierapetra-taverna Levante-dolmades-moussaka-spiaggia

I turisti si affrettano a comprare le waterproof bag perché le barche dirette a Hrysí non attraccano in porto. I poverazzi vengono mollati a 200 metri dalla riva per motivi ambientali. I poverazzi dovranno farsela a nuoto fino all’isola. Una donna sbriglia le reti per la prossima pesca e si concede al mio obiettivo, un gruppetto di anziani mi esorta ad avvicinarmi (“Hella! Hella!”) al tavolo del kafenía dove sono soliti incontrarsi la domenica mattina senza le mogli.

Grecia-Creta-Ierapetra-cabina per cambio abiti

Níkos sorride quando gli chiedo se è vero che la sua moussakà è la migliore dell’isola. Nella sua taverna a due metri dalla spiaggia sciorina piatti vegetariani che non superano i 10 euro. Ma la sua cucina offre anche un’ampia selezione di opzioni di mare. 21 euro un Rakì con uva e anguria omaggio dell’oste e la simpatia di Níkos. Bastano questi due motivi per incoronare Levante la migliore taverna da pranzo di tutta la Grecia, o di Creta(?). Segno che spesso sono proprio le tappe non previste a offrire suggestioni inaspettate. Mi viene voglia di fare un bagno al mare vista la vicinanza della spiaggia ai tavolini.

Visto che la spiaggia di Ammoudarà consigliata da Niki del Sea View Apartment è sulla strada per Agios Nikolaos non mi fermo un’ora in più a Ierapetra. Non approfittando delle comode casette di legno fornite dal Comune per cambiarsi e scendere in spiaggia. A Creta i lidi privati ci sono. Ma la spiaggia è un bene comune, di tutti, e ognuno può usufruire del suolo anche se lo stabilimento ha il terreno in concessione. Non vi stupite, dunque, se ombrelloni vengono piazzati in mezzo agli stabilimenti: è consentito alla gente di fruire della spiaggia come se fosse libera. C’è anche da dire che per due lettini e un ombrellone a Creta mediamente si spendono 10 euro per tutta la giornata.

La spiaggia di Vai

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La sveglia all’alba è un atto naturale se dormi con la terrazza di fronte al letto. Il lento sorgere del sole ti si palesa alle 5.45 illuminando la stanza. Un caldo raggio di sole tinge di arancio che vira sul dorato le lenzuola che svolazzano con il primo soffio di vento. Il viaggio per raggiungere la spiaggia di Vai nella punta orientale estrema dell’isola dura un’ora e mezza. Una volta arrivata capisco perchè l’arenile di Vai è stato il vero motivo della scelta di Agios Nikolaos come seconda tappa di soggiorno.

La spiaggia è famosa perché lambisce la più grande foresta di palme d’Europa, oggi interdetta al pubblico. 25 mila piante della specie Phoenix Theophrasti a ridosso di un arenile sabbioso. I cretesi sono stati bravi a trasformarla in un lido ben attrezzato con letti a baldacchino e persino cassaforte incorporata nell’ombrellone. Un point of view funge da attrazione per chi arriva e vuole godersi un panorama a 360 gradi sul palmeto e gli isolotti disabitati.

La eleggo la spiaggia più bella della Grecia, di Creta, di tutto il viaggio per i più svariati motivi. Il fondale sabbioso, l’acqua turchese, le piccole baie deserte raggiungibili con qualche scatto di piede ben equipaggiato. Infine, il percorso panoramico per arrivarci che si apre sul Golfo di Mirabello. L’unico stabilimento ci chiede 20 euro per due lettini con tanto di materasso, tavolino e servizio gratuito al tavolo.

La merenda a Sitia

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Il dolce più buono di questo itinerario in Grecia nell’isola di Creta lo mangio da Mitsakakis. Chi mi conosce sa che non amo i dolci, a causa anche della mia terribile allergia alle noci, ma leggo sulla guida di Marco Polo, mio faro fedele in questa nuova avventura, che la pasticceria sul lungomare di Sitìa sciorina una sublime galaktomboureko. Si tratta di una torta di pastafillo ripiena di crema al semolino calda che mi fa tanto pensare alla boureka. L’ho mangiata nel centro di Tel Aviv ma ripiena di spinaci e chiusa a triangolo coperta da semi di sesamo. L’influenza della cucina mediorientale è molto forte a Creta e i nomi delle pietanze, seppur con molte varianti, sono pressoché gli stessi.

Non giro la città, mi basta gustare questa delizia che manda in tilt le mie papille gustative e mi fa sentire in colpa per il resto dei giorni che mancano alla partenza. Il sole che si abbassa sulle barche, il cucchiaino che affonda nella crema calda mi riconciliano con il mondo. Raggiungo quel momento di estasi in cui ti scorrono davanti tutte le immagini degli ultimi dieci giorni e ti chiedi se ne è valsa la pena. Creta è uno di quei posti dove vorresti tornare, dove hai la sensazione di aver lasciato qualcosa di incompiuto. La lasci in un tempo sospeso che equivale a un arrivederci e speri che l’inevitabile mutevolezza degli anni che passano non scalfisca il suo essere mitologica, eterna.

Grecia-Creta-Sitia-scorcio sulla fortezza e il mare

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